Naomi Balasingam
e la sua “Mission Possibile”:
un’esperienza di lavoro in Cambogia
Studentessa di Cure infermieristiche,
Naomi racconta la sua avventura all’estero:
“Ricordo lo spavento iniziale, ma poi…”
@liberatv
MANNO – Naomi Balasingam, studentessa di Cure infermieristiche, ha svolto uno stage di cooperazione internazionale in Cambogia, presso “Missione Possibile” durante il semestre autunnale 2019/2020. Ecco il racconto della sua esperienza:
“Ho scelto di frequentare la SUPSI poiché è una scuola che dà l’opportunità di svolgere stage all’estero. Ho sempre voluto realizzare il sogno di fare un’esperienza simile che allo stesso tempo mi permettesse di praticare la mia professione, per questo motivo ho colto l’occasione della cooperazione internazionale. Oltre ad essere un sogno, volevo fare qualcosa al di fuori dalla mia comfort zone, che mi permettesse di vedere il mondo con occhi diversi, conoscere una cultura nuova, svolgere la mia professione in un contesto differente, fuori dagli schemi, dalle varie linee guida.
Per partecipare a questo stage, ho innanzitutto preso parte ai momenti informativi che la Scuola offre. In seguito mi sono iscritta al modulo di cooperazione internazionale che mi ha preparato ad affrontare ciò a cui andavo incontro.
Appena atterrata in Cambogia mi spaventai molto poiché è un paese completamente diverso dalla Svizzera, ma pian piano ho imparato ad apprezzare il posto, le persone, la cultura e il cibo, fino al punto di percepire la bellezza del paese, ricco di colori e profumi. Seppure sia un paese povero, la popolazione è molto ospitale e più è povera più è generosa. Ho avuto l’opportunità di conoscere molte persone attive in altre organizzazioni non governative (ONG) e di altri paesi, stringere dei veri rapporti di amicizia e viaggiare durante il mio tempo libero alla scoperta di questo magnifico paese.
In Cambogia ho partecipato ad un progetto di clinica mobile: ci recavamo in vari villaggi poveri nei pressi della capitale e prestavamo assistenza alle persone, distribuivamo medicamenti, curavamo le ferite e controllavamo i parametri vitali. Inoltre, ho avuto anche l’opportunità di insegnare inglese, fare lezioni di educazione sanitaria e medicare le ferite dei bambini della scuola primaria dell’ONG in cui ho lavorato. Da questa esperienza ho sicuramente acquisito più confidenza in me stessa, imparato a comunicare in maniera diversa con diverse tipologie di persone, sviluppato il mio spirito di adattamento e la voglia di scoprire nuove cose e nuovi posti.
Ho appreso molto dal lato umano, un aspetto che probabilmente in Svizzera non avrei coltivato per via delle giornate frenetiche. Consiglio questo tipo di esperienza, perché quando si inizia a lavorare è difficile trovare un momento per poter fare un’esperienza del genere. Inoltre, uscire dalla propria comfort zone e affrontare sé stessi (anche se all’inizio sembra molto difficile), arricchisce più di quanto ci si aspetta. Se tornassi indietro non cambierei niente della mia esperienza, sono molto felice e soddisfatta della scelta che ho fatto, anche se essere una ragazza sola in Cambogia non è stato semplice”.
No responses yet